Il mercato è davvero online?
Boom di vendite online, ma allora perché l’Italia è ancora indietro? La crescita delle vendite online in Italia raggiunge il 18%, ma se guardiamo agli altri paesi europei il bel paese resta indietro. In Grand Bretagna la spesa online per abitante è di 1.660 €, in Francia è di 900 € e in Germania 850 €; se confrontate con la spesa degli italiani, di soli 300 € all’anno, la differenza è palese. Un altro dato interessante, rilevato dall’Osservatorio di School of Management del Politecnico di Milano, è che chi acquista online lo fa in modo ricorrente: il 90% degli acquisti tramite eCommerce proviene dal 41% degli utenti della rete. La ricerca permette di fare una riflessione su quelle che sono le motivazioni di tale andamento. Influiscono sia l’immaturità della domanda (i web shopper sono la metà rispetto agli altri paesi presi in esame), che le peculiarità dell’offerta. I settori che registrano un maggiore fatturato sono relativi ai servizi (45 milioni di ordini) con il turismo in testa, seguito dai prodotti quali elettronica di consumo, abbigliamento e home and living. Il settore che cresce maggiormente, rispetto agli anni passati, è il food and grocery. Questo aumento del 30% è dovuto ad una maggiore domanda dei consumatori e ad un’ottimizzazione dell’offerta che, il lancio di servizi di consegna veloce ed altre iniziative ha permesso di soddisfare le richieste del mercato dei piatti pronti a domicilio. Questo è un esempio di successo poiché ad un aumento della domanda si è stati capaci di ottimizzare l’offerta. Gli incrementi ci sono, ma vanno relazionati al tasso di penetrazione che si ferma allo 0,35%. Per comprendere quanto il nostro paese abbia bisogno di una spinta basta osservare i tassi di penetrazione dei paesi più maturi che va dal 15 al 20%.In ultima analisi vediamo i dispositivi che vengono maggiormente utilizzati per effettuare acquisti online. Come già abbiamo avuto occasione di documentare in questo articolo, un acquirente su quattro accede agli eCommerce tramite un dispositivo mobile. L’Osservatorio evidenzia anche la presenza del fenomeno cross-device, modalità di acquisto che inizia su un dispositivo, ad esempio lo smartphone, per documentarsi e confrontare i prezzi, e si conclude con l’effettiva transazione da PC.
Questo era solo un excursus delle motivazioni che portano il mercato dell’eCommerce in Italia a crescere così a rilento. Occorre anche considerare tutto quello che riguarda l’export e le leggi che vincolano i mercati che, ovviamente, vigono anche quando si fanno acquisti in rete. L’unica cosa che possiamo fare noi professionisti è invogliare gli utenti della rete a diventare acquirenti garantendo interfacce ottimizzate per la user experience, offrire metodi di pagamento semplici e sicuri e spedizioni veloci e affidabili. Se la domanda va a rilento, è lavorando sull’offerta che possiamo davvero crescere.
Boom di vendite online, ma allora perché l’Italia è ancora indietro? La crescita delle vendite online in Italia raggiunge il 18%, ma se guardiamo agli altri paesi europei il bel paese resta indietro. In Grand Bretagna la spesa online per abitante è di 1.660 €, in Francia è di 900 € e in Germania 850 €; se confrontate con la spesa degli italiani, di soli 300 € all’anno, la differenza è palese. Un altro dato interessante, rilevato dall’Osservatorio di School of Management del Politecnico di Milano, è che chi acquista online lo fa in modo ricorrente: il 90% degli acquisti tramite eCommerce proviene dal 41% degli utenti della rete. La ricerca permette di fare una riflessione su quelle che sono le motivazioni di tale andamento. Influiscono sia l’immaturità della domanda (i web shopper sono la metà rispetto agli altri paesi presi in esame), che le peculiarità dell’offerta. I settori che registrano un maggiore fatturato sono relativi ai servizi (45 milioni di ordini) con il turismo in testa, seguito dai prodotti quali elettronica di consumo, abbigliamento e home and living.
Il settore che cresce maggiormente, rispetto agli anni passati, è il food and grocery. Questo aumento del 30% è dovuto ad una maggiore domanda dei consumatori e ad un’ottimizzazione dell’offerta che, il lancio di servizi di consegna veloce ed altre iniziative ha permesso di soddisfare le richieste del mercato dei piatti pronti a domicilio. Questo è un esempio di successo poiché ad un aumento della domanda si è stati capaci di ottimizzare l’offerta. Gli incrementi ci sono, ma vanno relazionati al tasso di penetrazione che si ferma allo 0,35%. Per comprendere quanto il nostro paese abbia bisogno di una spinta basta osservare i tassi di penetrazione dei paesi più maturi che va dal 15 al 20%.
In ultima analisi vediamo i dispositivi che vengono maggiormente utilizzati per effettuare acquisti online. Come già abbiamo avuto occasione di documentare in questo articolo, un acquirente su quattro accede agli eCommerce tramite un dispositivo mobile. L’Osservatorio evidenzia anche la presenza del fenomeno cross-device, modalità di acquisto che inizia su un dispositivo, ad esempio lo smartphone, per documentarsi e confrontare i prezzi, e si conclude con l’effettiva transazione da PC.
Questo era solo un excursus delle motivazioni che portano il mercato dell’eCommerce in Italia a crescere così a rilento. Occorre anche considerare tutto quello che riguarda l’export e le leggi che vincolano i mercati che, ovviamente, vigono anche quando si fanno acquisti in rete. L’unica cosa che possiamo fare noi professionisti è invogliare gli utenti della rete a diventare acquirenti garantendo interfacce ottimizzate per la user experience, offrire metodi di pagamento semplici e sicuri e spedizioni veloci e affidabili. Se la domanda va a rilento, è lavorando sull’offerta che possiamo davvero crescere.