La rivoluzione nelle spese di spedizione legate all'ecommerce
Lo shopping online è un mercato in continua crescita, nonostante in Italia sia relegato ancora a un ruolo di nicchia. E mentre l’e-commerce decolla in tutto il mondo, con cifre quasi record raggiunte durante il periodo natalizio, l’Europa inizia a preoccuparsi della concorrenza. Il leader del settore sembra essere diventato la Cina, con 315 miliardi di dollari in transazioni, ed entro il 2015 pare che gli acquisti via Internet possano eguagliare, se non superare, quelli effettuati fisicamente in negozio. Come proteggere, perciò, un’economia che rischia di andare ad appannaggio esclusivo dell’Asia? A rispondere a questa annosa domanda ci pensa l’Unione Europea che, spaventata dalle sorti dell’e-commerce del Vecchio Continente, ha deciso di passare all’azione per aumentare la portata dell’economia virtuale dal misero 3,4% attuale al 15%. Un valore di 200 miliardi di euro, pari quasi a 400 euro per singolo cittadino comunitario. E quale miglior modo per incentivare lo shopping online se non tagliandone i costi? I Commissari europei all’agenda digitale, al mercato interno e ai consumatori dell’Unione Europea, stanno pensando di giocare le carte della “Single European Payment Area“ e della riduzione delle spese di spedizione: tendere la mano all’acquirente è il modo migliore per invogliarlo ad avventurarsi in un mondo fatto di opportunità, ove concorrenza ed apertura rendono il mercato più performante e redditizio. Per “Single European Payment Area” si intende la definizione di una zona finanziaria virtuale che possa garantire estrema sicurezza nelle transazioni per i cittadini europei, promettendo il diritto di recesso entro 14 giorni dell’acquisto, la restituzione completa della spesa entro due settimane in caso di prodotti non conformi alle aspettative, un’informazione dettagliata sulle peculiarità del venditore e sulla sua affidabilità, nonché un limite massimo di 30 giorni per le spedizioni. Ma non è tutto: sempre per ingolosire i clienti armati di carta di credito, o sarebbe meglio dire di debito visto l’uso smodato delle tessere di pagamento ricaricabili in Rete, i venditori potrebbero essere costretti a sobbarcarsi i costi di spedizione qualora superassero il tetto minimo di 40 euro. Si tratta di una strategia che, con tutta probabilità, non farà felici tutti gli operatori del settore, ma già da tempo messa in atto con successo dai più accreditati siti di moda del Web.